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Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”: Masaf approva Disciplinare

AttualitàVino Nobile di Montepulciano "Pieve": Masaf approva Disciplinare

Prima annata nuova menzione sarà la 2021 in uscita a gennaio 2025

Milano, 4 ago. (askanews) – Il Comitato Nazionale Vini del ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste (Masaf) ha dato il via libera definitivo al testo di Disciplinare del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, la nuova tipologia della prima Docg d’Italia che potrà così essere in commercio dal 1 gennaio 2025 con l’annata 2021.

La decisione è arrivata in seguito alla riunione plenaria del Comitato del 3 agosto. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e quindi l’iscrizione nel Registro delle Denominazioni europee, il progetto di questa nuova tipologia sarà a tutti gli effetti operativo con una prima annata che avrà circa 300mila bottiglie, mentre già per la 2022 sono oltre 700mila le bottiglie in Cantina, circa il 10% della produzione totale del Nobile.

Il Disciplinare prevede un massimo di 70 quintali per ettaro, l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese (85%) e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi, con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di almeno 15 anni di vita, e tre anni di maturazione: obbligatori 12 mesi in legno e 12 in bottiglia. Il Consorzio ha spiegato inoltre che l’idea di far nascere la menzione “Pieve” (oltre al Disciplinare che prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva) “nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici”.

Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione Unità geografiche aggiuntive(Uga), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. “La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda – precisa l’ente consortile – nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo”.

“Per noi è il compimento di un percorso che vale più di una nuova tipologia di vino, ma che dimostra come tutta una Denominazione possa dare vita in maniera unanime a un percorso condiviso che rappresenta una nuova visione di produzione” commenta il presidente del Consorzio, Andrea Rossi, parlando di “una visione supportata dalla ricerca dal punto di vista geologico e pedologico e dall’approfondimento che è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800”.

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