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Tibet, il Dalai Lama sfida Pechino sul tema del suo successore

AttualitàTibet, il Dalai Lama sfida Pechino sul tema del suo successore

Roma, 2 lug. (askanews) – Il Dalai Lama ha riportato oggi nell’arena dei dibattiti internazionali anche la questione tibetana. In vista del suo novantesimo compleanno questo fine settimana, il leader spirituale tibetano ha dichiarato oggi che solo i membri del suo ufficio privato sono responsabili dell’individuazione del suo successore, innescando una reazione piccata della Cina, la quale ha detto che il futuro Dalai Lama dovrà essere approvato da Pechino.

Nella dichiarazione, diffusa durante la sessione inaugurale di una conferenza religiosa di tre giorni, il Dalai Lama ha affermato che “in base alle varie richieste giunte dai tibetani e da altri gruppi, confermo che l’istituzione del Dalai Lama continuerà”. E ha continuato: “Ribadisco che il Gaden Phodrang Trust (il suo ufficio, ndr.) ha l’unica autorità per riconoscere la futura reincarnazione; nessun altro ha il diritto di interferire in questa questione”. Ha inoltre ripetuto lo stesso concetto in un messaggio video trasmesso nella sede della conferenza a Dharamshala.

Il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1989, vive in esilio in India dal 1959, in seguito a un’insurrezione fallita contro il dominio cinese. Fuggito da Lhasa, capitale del Tibet, ha istituito a Dharamshala un governo in esilio, ufficialmente noto come Amministrazione Centrale Tibetana (Cta). All’inizio di quest’anno ha dichiarato che il suo successore sarebbe nato nel “mondo libero”, con implicito riferimento a un luogo al di fuori della Cina.

Pechino ha immediatamente reagito alla presa di posizione del Dalai Lama. Nella quotidiana del portavoce del ministero degli Esteri, questi ha detto che la successione del Dalai Lama deve rispettare le leggi e i regolamenti cinesi, nonché “i rituali religiosi e le convenzioni storiche”, evocando il sistema dell’estrazione a sorte da un’urna d’oro. La pratica, ricorda la Bbc, era stata introdotta nel 1792 ed è stata utilizzata per selezionare i precedenti Dalai Lama, ma i critici affermano che sia stata manipolata dalle autorità cinesi, un’accusa Pechino respinge con forza. La Cina è già intervenuta nei sistemi di successione delle alte autorità religiose del buddismo tibetano. Dopo la morte, nel 1989, del X Panchen Lama, secondo capo spirituale tibetano, il Dalai Lama riconobbe nel maggio 1995 un successore di sei anni. Ma poco dopo l’annuncio, il nuovo Panchen Lama e la sua famiglia scomparvero in Tibet, e il governo cinese nominò il suo candidato per il ruolo.

In Tibet vivono circa sei milioni di tibetani e all’estero circa 128.000, di cui 94.203 in India, secondo la Cta. Dopo aver adottato, negli anni ’70, la cosiddetta “Via di Mezzo”, il leader spirituale tibetano ha ripetutamente dichiarato di non ambire più all’indipendenza del Tibet, ma a un’autonomia significativa e alla preservazione della cultura buddhista tibetana nella Regione autonoma del Tibet sotto il controllo cinese.

In una conferenza stampa tenutasi mercoledì nell’ambito della conferenza di Dharamshala, il presidente della CTA Penpa Tsering ha dichiarato che ci sono state interazioni informali con Pechino. “Se vedremo una buona prospettiva di risoluzione del conflitto sino-tibetano, allora potremmo impegnarci maggiormente”, ha spiegato Tsering. “Ma al momento, se guardi a tutte le politiche e i programmi che il governo cinese ha attuato in Tibet, sono tutti mirati a distruggere l’identità del popolo tibetano”.

Il XIV Dalai Lama nacque in una famiglia di contadini in un piccolo villaggio nel nord-est del Tibet. A soli due anni fu riconosciuto come reincarnazione del XIII Dalai Lama, Thubten Gyatso. I Dalai Lama sono considerati manifestazioni di Avalokiteshvara, o Chenrezig, “il Bodhisattva della Compassione e patrono del Tibet”.

L’ospitalità concessa dal governo indiano al Dalai Lama è da lungo tempo fonte di tensioni tra India e Cina, nonostante Nuova Delhi riconosca il Tibet come parte della Cina.

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