ROMA – “Io lo definisco il giornalismo di mio cuggino, con due g, alla romana: mio cuggino dice, sussurra, rivela… Tutto fondato su indiscrezioni o fonti interessate a fare a pezzi l’immagine del malcapitato di turno. Ma questo non è giornalismo d’inchiesta”. Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, è uno degli esponenti di FdI finito nella tanto attesa puntata di Report sul ministro Giuli.
Mollicone dice, intervistato da Repubblica, che “fra inchieste di Report e retroscena totalmente inventati, vedo una pressione mediatica fortissima contro la destra da parte di tv e stampa vicine all’opposizione: si chiamino Rai , La7 o Repubblica, il risultato è sempre lo stesso. Non è la famosa redazione unica, ma c’è una sorta di competizione a chi fa più character assassination, una tecnica giornalistica per distruggere la credibilità dei politici”.
“Il giornalismo ha un senso quando parla di fatti veri, notizie dirette e documenti acquisiti in maniera propria. In Italia invece impazzano i retroscena fantasy, inventati per suscitare la reazione di palazzo Chigi. Il giornalismo parlamentare è diventato giornalismo satirico, sembrano tutti autori di Crozza o del Bagaglino. Ormai lo sport preferito sui giornali è prendere per i fondelli Tizio e Caio, spesso con toni diffamatori e derisori. Una cosa a cui bisogna porre rimedio. Quando si parla di un deputato o di un senatore, tutelati dall’art 68 della Costituzione, si devono usare toni rispettosi».
Report? “Il giornalismo d’inchiesta ha un ruolo importante, ma quello di Report spesso non lo è. La Rai deve garantire il diritto di replica, dare spazio a chi l’inchiesta l’ha subita, cosa che non accade mai”.
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