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Marisol e il suo monolocale: quando il teatro diventa terapia

NewsMarisol e il suo monolocale: quando il teatro diventa terapia

Un monologo, un monolocale, una donna. Tre elementi bastano per spalancare le porte di un mondo interiore, fatto di solitudine, di autoironia e di rinascita. La protagonista è Marisol, cantautrice di talento, che si ritrova improvvisamente da sola dopo dieci anni di matrimonio con un uomo narcisista. Una separazione che non è soltanto la fine di un rapporto, ma l’inizio di un percorso difficile: le cicatrici della manipolazione psicologica, l’isolamento dagli amici, la paura del giudizio e il rifiuto di ogni contatto con l’esterno.

La solitudine che parla

Il suo unico rifugio è il monolocale in cui vive, che diventa al tempo stesso gabbia e rifugio. Qui, in una quotidianità sospesa, Marisol comincia a rivolgersi ai suoi elettrodomestici, trasformandoli in confidenti e specchi dei suoi pensieri. Le voci interiori si intrecciano con quelle immaginate, fino a un inatteso cortocircuito: dopo aver ingerito per sbaglio del brillantante per lavastoviglie, la sua mente prende il volo in un incubo psichedelico, in cui gli oggetti prendono vita e le paure si fanno carne.

Autoironia come salvezza

Il pubblico assiste a un viaggio interiore paradossale e commovente, raccontato con ironia brillante. L’umorismo non è mai un fine, ma un mezzo: serve a rendere più digeribili temi profondi e complessi come la dipendenza affettiva, la tossicità dei rapporti e la difficoltà di ricostruirsi. È grazie all’autoironia e alla musica — la sua prima e più autentica passione — che Marisol ritrova poco alla volta la leggerezza perduta.

Il riscatto attraverso la musica

Tra pile di riviste di psicologia e melodie ritrovate, la protagonista ricuce la propria identità, riscoprendo la femminilità, l’autostima, il desiderio di libertà e persino la voglia di innamorarsi ancora. Il suo monolocale diventa metafora di un palcoscenico interiore, in cui ogni spettatore può riconoscere le proprie fragilità, i propri fantasmi, ma anche la possibilità di rinascere.

Il teatro come specchio

Lo spettacolo non è solo intrattenimento: diventa un vero e proprio spazio terapeutico, capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo. Attori, pubblico, autori e persino professionisti della salute mentale trovano nel teatro un luogo di confronto, in cui trasformare la sofferenza in condivisione e la solitudine in occasione di rinascita.

Con Marisol, la scena teatrale ci ricorda che anche nei momenti più bui è possibile ritrovare la luce. E che a volte basta una risata, una canzone o uno specchio immaginario per riscrivere l’epilogo della propria storia.

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