Italiano il telescopio che studierà le atmosfere degli esopianeti
Milano, 3 ago. (askanews) – L’Italia è pronta ad andare a caccia di nuovi esopianeti con la futura missione dell’ESA ARIEL (Atmospheric Remote-sensing Infrared Exoplanet Large-survey), il cui payload ha superato con successo la Preliminary Design Review (PDR).Il consorzio europeo di ARIEL, di cui fanno parte l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Università di Firenze, ha lavorato per nove mesi per far sì che le prestazioni e la robustezza del design del payload potessero soddisfare i requisiti tecnici, scientifici e operativi della missione. In particolare il satellite avrà a bordo uno spettrofotometro per analizzare la composizione dell’atmosfera dei pianeti extrasolari per capire che tipo di molecole ci sono e anche se sono presenti eventuali segni di vita.Elisabetta Tommasi della direzione Scienza e Ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana.”Il contributo italiano a questa missione è molto importante – ha spiegato – il principale è il telescopio che ha delle caratteristiche molto innovative non solo perché lavorerà a basse temperature ma anche per il tipo di materiali che verranno utilizzati. Quindi, è una sfida tecnologica importante per l’Agenzia, per le industrie italiane che ci lavorano e per il team scientifico che segue i lavori”.Il telescopio, l’occhio di Ariel, avrà uno specchio ellittico di un metro di diametro per raccogliere la luce visibile e infrarossa proveniente dai lontani sistemi planetari, sarà realizzato in Italia come parte dell’elettronica di bordo. Scomponendo la luce in tutti i suoi ‘colori’ permetterà di identificare gli elementi chimici presenti nelle atmosfere.La missione ARIEL, il cui lancio è previsto nel 2029, è stata sviluppata da un consorzio che vede la partecipazione di oltre cinquanta istituti di 17 nazioni europee, nonché un contributo esterno della NASA, coordinato dallo University College di Londra, JAXA e l’Agenzia spaziale canadese (CSA). L’Italia, con il sostegno e il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana, è tra i principali contributori con l’Inaf e l’Università di Firenze, il CNR di Padova e l’Università Sapienza di Roma.