“Qui siamo abbandonati a noi stessi”
Roma, 8 ago. (askanews) – Migliaia di persone sfollate da dodici anni di guerra vivono nei campi profughi del nordest della Siria, regione abitata dai curdi, in condizioni di estrema povertà e per lo più esclusi dall’assistenza internazionale. Polvere, terra, il calore estremo di questa estate sotto le tende fatte di sacchi e vecchie stoffe. Queste immagini sono del luglio appena trascorso, fra Raqa nei campi di al-Yunani e di Sahlat al-Banat, e nel governatorato di al-Hasakah al campo di al-Talae. Dappertutto la stessa miseria e la stessa disperazione.”I nostri figli si ammalano in continuazione, diarrea, vomito, li portiamo dal medico due o tre volte la settimana” dice Rahama al.Hammud. “Dimenticati è il meno che si possa dire, non abbiamo prodotti per l’igiene né aiuti, anche le tende sono a pezzi”.”Non ci sono aiuti, la gente va a lavorare nelle discariche cercando qualcosa da vendere nella spazzatura, per comprare un po’ di pane” dice Shakura Mohammed. E ancora: “Speriamo di ricevere qualcosa in modo che almeno le donne possano stare a casa mentre gli uomini lavorano. Adesso per cavarcela dobbiamo lavorare tutti: uomini, donne, bambini”.