Il capo economista Lane si concentra sul settore del turismo
Roma, 4 ago. (askanews) – La Bce prevede un netto calo dell’inflazione quest’anno e un proseguimento del calmieramento, fino al ritorno al valore obiettivo del 2% nel 2025. E uno dei fattori chiave su cui scommette l’istituzione in queste previsioni è che le imprese, specialmente il prossimo anno, finiranno per accettare dei margini di redditività più bassi, rispetto a quelli che hanno potuto incassare negli ultimi mesi. Lo spiega il capo economista della Bce, Philippe Lane in una audio intervista auto prodotta dall’istituzione.
“L’inflazione calerà molto quest’anno ma riportarla al 2% è più una cosa da 2025. La nostra valutazione che l’inflazione calerà si basa sul calcolo che dopo avere avuto tanta redditività lo scorso anno, quest’anno, e specialmente il prossimo, le imprese dovranno vivere con profitti più bassi”, ha spiegato Lane.
Il capo economista ha usato come esempio il settore del turismo per questi assunti. “Lo scorso anno, dopo le restrizioni, c’è stata una ripresa delle prenotazioni e delle presenze nei ristoranti, a quel punto le forniture erano ancora limitate, molti alberghi avevano chiuso e molte compagnie aeree avevano tagliato i voli. E in quel quadro, con un forte aumento della domanda le imprese sono state tentate di alzare i prezzi. Questo lo abbiamo visto sui profitti quest’anno. Ma ora vediamo che la domanda si sta normalizzando in Europa. La spinta sul turismo non è tanto dall’Europa ma dall’America, con turisti interessati a fare le vacanze in Europa. Quindi non pensiamo la dinamica sia finita ma mettiamo enfasi sul fatto che c’è qualcosa che dobbiamo vedere – ha detto -: non tutti gli aumenti salariali possono essere passati ai consumatori”.
Intanto alla Bce “intendiamo attuare il nostro mandato sul calo dell’inflazione. L’inflazione può calare o salire per fattori di globali ma quello che non possiamo accettare è che persista aclivelli troppo alti o troppo bassi: dobbiamo agire. Il compito della Bce è assicurare che la l’inflazione non resti alta e che torni all’obiettivo del 2%”.
Inoltre “siamo fiduciosi che il calo molto rapido dei prezzi dell’energia farà calare le pressioni su tutta la catena, assieme al rientro delle strozzature. Al tempo stesso quello che sta accadendo quest’anno è che l’alta inflazione dell’anno scorso sta spingendo i salari quest’anno e quindi quello che diciamo è che cresce l’importanza dell’inflazione interna, che deriva dei salari e anche dal fatto che le imprese stanno ripristinando i loro margini. Questo sta spingendo al rialzo e quindi queste forze stanno spingendo in direzioni opposte. In autunno – ha concluso il capo economista della Bce – staremo molto attenti ai dati, per vedere quale di queste due forze si stia rafforzando e quale stia diventando più debole”.
Resta da vedere se questi assunti si rifletteranno anche in una pausa sui rialzi dei tassi al Consiglio direttivo Bce del 14 settembre. Ieri, Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo (e su cui il governo ha avviato l’iter per la nomina a futuro governatore della Banca d’Italia) ha lanciato messaggi da “colomba”, rilevando che la linea monetaria va “calibrata” per centrare l’obiettivo di inflazione “ma senza arrecare danni inutili all’economia”. E su questo ha suggerito che la durata del mantenimento dei tassi a livelli elevati potrebbe diventare tanto importante quanto il livello stesso del costo del danaro (in altri termini, invece di alzarli ancora la Bce potrebbe decidere di tenerli come sono a lungo).
Ma appunto Panetta è considerato un esponente di chi spinge per una linea morbida nel Consiglio. Bisognerà vedere se nelle prossime settimane i “falchi” torneranno alla carica.