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L’1 maggio in Veneto è festa per 22.000 occupati in più

LavoroL’1 maggio in Veneto è festa per 22.000 occupati in più

VENEZIA. – Rispetto al dato medio del 2023, quest’anno il numero medio degli occupati con cui il Veneto arriva all’1 maggio cresce di 22.000 unità. La stima è dell’Ufficio studi della Cgia in base al fatto che l’anno scorso la media degli occupati in Veneto era di due milioni e 226.000 unità, quest’anno, invece, dovrebbe toccare quota due milioni e 248.000. In vista dell’1 maggio, la Cgia di Mestre ha voluto misurare anche la qualità del mercato del lavoro in Veneto, scoprendo che solo Lombardia e Provincia Autonoma di Bolzano presentano un risultato medio migliore. Il risultato è stato ottenuto confrontando otto indicatori “recuperati” dal rapporto Bes (Benessere Equo Sostenibile), presentato una decina di giorni fa dall’Istat; gli indicatori sono: dipendenti con paga bassa; occupati sovraistruiti; occupati con lavori a termine da almeno cinque anni; tassi di infortuni mortali e inabilità permanente; occupati non regolari; soddisfazione per il lavoro svolto; percezione di insicurezza dell’occupazione; part time involontario. Rispetto al 2019 (pre-Covid), l’anno scorso gli addetti in regione erano 72.000 in più (+3,3%), mentre nell’ultimo anno l’incremento è stato di 80mila unità (+3,7%). E così si è arrivati a due milioni e 226.000 occupati.

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ECCO IN QUALI CITTÀ SONO AUMENTATI I LAVORATORI

A livello provinciale, gli aumenti dei posti di lavoro hanno interessato, in particolare, Padova e Treviso. Nel capoluogo del Santo, ad esempio, rispetto al 2019 l’incremento occupazionale è stato di 26.200 unità (+6,4%), mentre nella Marca la platea è aumentata di 21.000 unità (+5,5%). In questi ultimi quattro anni solo Rovigo e Belluno hanno registrato dati col segno meno. Nell’ultimo anno, invece, tutte le sette province venete hanno visto aumentare il numero degli occupati: con punte del +6,2% a Treviso (+23.400) e del + 5,7% a Padova (+23.500).

MA CI SONO ANCHE I TALLONI D’ACHILLE

Degli otto indicatori presi in esame dalla Cgia “solo in due casi l’esito riferito al Veneto non risulta essere particolarmente soddisfacente: si tratta del numero di occupati sovraistruiti e della soddisfazione per il lavoro svolto”. Nel primo caso il Veneto è al decimo posto della graduatoria nazionale con il 27,8% degli intervistati che denuncia di possedere un titolo di studio superiore a quello maggiormente posseduto per svolgere quella professione sul totale degli occupati. Nel secondo caso, invece, il Veneto scivola addirittura al 13esimo posto della classifica nazionale. “Solo” il 52,3% degli intervistati ha espresso un punteggio medio di soddisfazione tra otto e 10 per questi aspetti del lavoro svolto: guadagno, opportunità di carriera, numero di ore lavorate, stabilità del posto, distanza casa-lavoro, interesse per il lavoro. “Nonostante possiamo contare su questi risultati così significativamente importanti, permangono ancora delle criticità che fatichiamo a superare“, avverte la Cgia.
La principale rimane il basso tasso di occupazione, in particolare di quella femminile. “Non va trascurato nemmeno il trend registrato dalle partite Iva“; rispetto al 2019 il numero complessivo in Veneto è diminuito di 16.600 unità (-3,5%). “Senza contare che, purtroppo, i decessi nei luoghi di lavoro hanno ancora una dimensione spaventosamente elevata, contiamo storicamente su livelli retributivi mediamente più bassi delle principali regioni dell’Ue, a causa di un livello di produttività del lavoro molto basso e di un tasso dei Neet ancora eccessivamente elevato”, conclude la Cgia la sua analisi.

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