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Crisi in Afghanistan, le reazioni della politica italiana

BariCrisi in Afghanistan, le reazioni della politica italiana

ROMA – Le drammatiche immagini della caduta di Kabul e della disperata fuga dei civili afghani dopo la conquista del potere da parte dei talebani sono fonte di dibattito nella politica italiana. Il segretario del Pd Enrico Letta su Twitter parla di “Occidente che esce a pezzi dopo un ventennio di scelte sbagliate” e preannuncia: “Siamo solo all’inizio nel conto dei disastri”. E la presidente della commissione Difesa del Senato Roberta Pinotti ricorda che “gli afghani si erano affidati alle promesse occidentali. La comunità internazionale non può ‘girarsi dall’altra parte’ come se non avesse responsabilità. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che si riunirà oggi, sia determinato nel decidere azioni di tutela. L’Europa metta in atto azione forte e coesa per i diritti dei rifugiati”.

Per il leader di Italia Viva Matteo Renzi il ritiro dall’Afghanistan è stato “un errore: il G20 di Roma deve metter al centro anche la lotta al terrorismo”. E l’ex premier rilancia un suo tweet dello scorso 9 giugno, dove si diceva “molto preoccupato per la scelta degli alleati di lasciare l’Afghanistan, i talebani sono ancora una minaccia”.

Critiche per la decisione delle forze Nato di abbandonare il Paese anche dalla destra: Matteo Salvini parla di “vigliacca fuga dei Paesi occidentali, torna a sventolare la bandiera dei tagliagole islamici e degli assassini talebani”. Per il leader leghista lo scenario che attende il mondo è estremamente negativo: “Terrorismo, violenze, paura e immigrazione clandestina all’orizzonte, quanto aveva ragione Oriana Fallaci!”, scrive su Twitter.

E Giorgia Meloni in un post Facebook spiega: “Venti anni di diritti e di conquiste cancellati in un batter d’occhio. Un futuro costruito con enormi sacrifici, che non esiste più. È un fallimento dell’intero occidente – continua la presidente di Fratelli d’Italia – causato dalla disastrosa gestione del disimpegno dall’Afghanistan maldestramente completato dall’amministrazione Biden. Il tutto nel quasi totale silenzio dei sedicenti paladini delle libertà”.

Il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè (Forza Italia), sottolinea che “l’Italia sta facendo un’azione straordinaria dal punto di vista delle Forze armate e della Difesa. I nostri militari hanno lavorato giorno e notte per mettere in sicurezza i dipendenti dell’ambasciata e fare in modo che il personale italiano e afghano con le loro famiglie possano rientrare in Italia. In questo momento la priorità, l’obbligo morale e politico è quello di mettere in sicurezza le persone”.

Molto critiche anche le voci della sinistra. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, dichiara: “Le reazioni in Italia a che hanno accompagnato l’inarrestabile e veloce avanzata dei Talebani in Afghanistan hanno un sapore ipocrita e un po’ indecente. È l’ipocrisia e l’indecenza di chi 20 anni fa appoggiava con una quasi unanimità parlamentare e in modo assolutamente acritico la cosiddetta ‘guerra umanitaria’, l’esportazione della democrazia, le bombe come soluzione politica. Soluzione che si è dimostrata illusoria. Oggi la vicenda afghana – prosegue il leader di SI – dimostra che quelle scelte furono allora l’avvio di un incredibile catena di errori. E chi manifestava per la pace, allora, non era un antipatriottico, ma erano gli unici ad avere compreso quale era la natura del problema. Oggi molti di coloro che allora appoggiarono quelle scelte – conclude Fratoianni – dovrebbero chiedere scusa”.

Anche Loredana De Petris, capogruppo di LeU al Senato, torna sull’invasione dell’Afghanistan dopo gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: “L’esportazione della democrazia a suon di bombe è una nefasta follia. Lo avevamo detto da subito e oggi i fatti, in Afghanistan, lo confermano nella maniera più tragica. Vent’anni di sangue e morte, miliardi e miliardi sprecati solo per vedere i talebani tornare al potere, meglio armati di prima, e l’intero occidente coperto da un meritato discredito dal quale non si risolleverà facilmente e che non resterà senza conseguenze. Ora il dovere e l’obbligo morale di tutti i Paesi che hanno partecipato alla missione afghana – continua De Petris – è prima di tutto proteggere quelli che con quei Paesi hanno collaborato e le loro famiglie, sottraendoli alla vendetta dei Talebani. Ma è anche adoperare finalmente gli strumenti della pace, cioè la cooperazione il dialogo e la diplomazia, per difendere quanto più possibile l’intera popolazione dell’Afghanistan e in particolare chi è più debole e rischia di più: le donne e i bambini”, conclude De Petris.

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