Nessuna condanna per l’incidente del 2020 nella capitale libanese
Roma, 4 ago. (askanews) – Nelle immagini il sito dove il 4 agosto 2020 una potente esplosione devastò il porto di Beirut. Sono passati esattamente tre anni da quel terribile incidente e nessuno ad oggi è stato condannato per quanto accaduto, mentre le indagini sono state sospese in seguito a pressioni politico-giudiziarie, secondo Afp.L’esplosione nel porto di Beirut tre anni fa distrusse quartieri interi, uccidendo 220 persone e ferendone almeno 6.500.Secondo le autorità il disastro è stato provocato da un incendio in un magazzino dove erano stoccate da anni tonnellate di prodotti chimici, tra cui nitrato d’ammonio. I sopravvissuti ancora oggi aspettano risposte. Il principale gruppo che rappresenta i familiari delle vittime ha indetto una marcia di protesta per venerdì sera in direzione del porto. “Questo è un giorno di commemorazione, lutto e protesta contro lo Stato libanese che politicizza la nostra causa e interferisce nella giustizia”, ha commentato Rima al-Zahed, il cui fratello è morto nell’esplosione, sottolineando che la giustizia irraggiungibile e la verità sepolta.A dicembre 2020 uno dei capi investigatori, Fadi Sawan, ha accusato l’ex primo ministro libanese Hassan Diab e tre ex ministri di negligenza. Sawan è poi stato rimosso dalle indagini.Il suo successore Tarek Bitar si è visto negare da parte del ministero dell’Interno l’esecuzione degli avvisi di garanzia che aveva emesso. Nel dicembre 2021 ha dovuto sospendere le indagini dopo una serie di cause intentate soprattutto da esponenti politici accusati di negligenza. Nel gennaio 2023 le indagini sono riprese, dopo 13 mesi di stop, e altri 8 sospettati sono stati incriminati, tra cui funzionari di sicurezza di alto livello, nonché il procuratore generale del Libano, Ghassan Oueidat.Quest’ultimo ha poi accusato Bitar di insubordinazione e di voler usurpare il potere e ha ordinato il rilascio di tutte le persone detenute in relazione all’esplosione.Alla vigilia dell’anniversario, circa 300 persone e organizzazioni come Human Rights Watch (HRW) e Amnesty International hanno rinnovato l’appello alle Nazioni Unite affinché venga creata una missione d’inchiesta, una richiesta che le autorità hanno ripetutamente respinto.