ROMA – Inizia oggi e si chiude domani a Belem, in Brasile, un summit dedicato alla salvaguardia della Foresta Amazzonica, nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato per la cooperazione sull’Amazzonia (Acto). Quest’organismo, istituito da otto dei nove Paesi che ospitano il principale polmone verde del mondo (Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela), dal 1995 si è riunito solo due volte. “Non è mai stato così urgente riprendere ed allargare la cooperazione” ha detto il presidente Luis Inacio Lula da Silva, aprendo i lavori della conferenza internazionale a cui sono stati invitati a partecipare quattordici paesi. “La sfida della nostra epoca- ha aggiunto Lula- e le opportunità che emergeranno richiedono un’azione congiunta”.
In occasione dell’evento, Greenpeace Brasile ha diffuso immagini che mostrano come, nonostante il calo significativo della deforestazione in Amazzonia registrato quest’anno, la foresta continui a bruciare a un ritmo allarmante. In una nota l’Ong fa sapere che sono 15.744 i focolai divampati in Amazzonia nel 2023, con un aumento del 5,3% rispetto al medesimo periodo del 2022. Gli incendi si concentrano principalmente negli Stati di Mato Grosso, Maranhão e Pará, dove l’industria agroalimentare continua a espandersi a scapito della più grande foresta pluviale del pianeta. L’Amazzonia è minacciata dalla deforestazione illegale attuata dalle multinazionali dell’agribusiness ma anche dai narcotrafficanti, che hanno messo in piedi la “narco-deforestazione”, che consiste nel riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di droga che viene reinvestito in terre coltivabili, come riferisce un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc).
Nel documento dell’Unodc si riferisce anche dell’inquinamento dei corsi d’acqua derivante dall’estrazione illegale dell’oro. A causa delle attività illecite, il tasso di omicidi nei comuni amazzonici “a volte sono il doppio o il triplo della già alta media nazionale”, ha affermato Rob Muggah, fondatore dell’Igarape Institute, think tank che si occupa di sicurezza. A Belem, città che ospiterà nel 2025 la Conferenza Onu sul clima Cop30, i leader cercheranno anche soluzioni per contenere il cambiamento climatico.
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