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Conte e Salvini stressano Draghi che vola da Erdogan il dittatore

BariConte e Salvini stressano Draghi che vola da Erdogan il dittatore

ROMA – I sondaggi martellano, picchiano duro. Il M5S di ‘Giuseppi’ Conte e la Lega di Salvini continuano a perdere consensi. Una sorta di goccia cinese, non si arresta ed erode. Di qui la necessità di agitarsi, di mettersi in mostra, di alzare la voce per farsi notare con la speranza che il premier Mario Draghi approvi qualche loro proposta di partito da rivendersi subito come trofeo. Non servirà perché i problemi sono a monte, di strategia politica: per tutti e due nella perdita di identità, quella legata all’autonomia del Nord, e al ‘vaffa’ per tutti e tutto di Grillo & Co.

Salvini ha puntato tutto sulla Lega per Salvini premier, progetto di partito nazionale che, come si è visto anche alle ultime amministrative, è naufragato miseramente; Conte, che dopo il ‘vaffa’ iniziale di Grillo, ha preso in mano il Movimento, si è ritrovato a dover gestire la guerra tra le fazioni e il fuggi fuggi successivo culminato con l’addio del ministro Luigi Di Maio, ex capo politico e pupillo del Garante Supremo, oggi definito traditore. Che fare? Per il momento come detto la strana coppia si ritrova insieme nello stressare Draghi, minacciando l’uscita dal Governo, cosa a cui nemmeno i loro parlamentari credono.

Prendiamo ad esempio la Lega fino a ieri partito ‘leninista’ dove il leader può tutto. Non è un mistero che tra i leghisti si sia aperto un confronto aspro, che non tutti sono pronti ad immolarsi ancora per ‘Salvini premier’. Anche il fatto che ieri Salvini abbia fatto uscire la sua ministra Erika Stefani a precisare alle agenzie di stampa che il ‘mandato dei ministri della Lega è in mano a Salvini, non ad altri’ testimonia che c’è bisogno del bastone perché la risposta politica è fiacca. Per questo ancora oggi i capigruppo della Lega sono stati mandati a ripetere il mantra: “Abbiamo fatto delle richieste molto esplicite con contenuti molto precisi. Sulla base di quello che il governo farà, tutta la Lega farà le proprie valutazioni. Siamo entrati in questo governo per rispondere a un’emergenza pandemica ed economica e in questo momento vogliamo che la nostra gente, i ceti produttivi e le famiglie che rappresentiamo abbiano le risposte che chiedono… noi siamo responsabili, ma non siamo fessi”, ha detto il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, al termine dell’incontro tra i senatori del Carroccio e Matteo Salvini. Domani intanto ci sarà il faccia a faccia tra il premier Draghi e Giuseppe Conte, in molti scommettono che alla fine il presidente del M5S si accontenterà di una qualche rassicurazione, magari sulla tenuta del reddito di cittadinanza.

Per quanto riguarda il premier, Mario Draghi oggi è volato dal dittatore turco Erdogan. Alla fine dell’incontro da Draghi parole di miele e di piena condivisione col Presidente Erdogan, che ha ringraziato per lo sforzo di mediazione e il ruolo centrale svolto dalla Turchia per cercare di fermare la guerra in Ucraina. Qui c’è la ragion di Stato che prevale, gli interessi in gioco per quanto riguarda l’invasione e la guerra scatenata da Putin, gli accordi presi in sede Nato con la Turchia per l’ok all’entrata della Svezia e Finlandia. Accordi che, a quanto riportando varie fonti giornalistiche, vedrà sacrificato il popolo curdo, nemico di Erdogan, che ha combattuto a fianco dell’Europa contro l’Isis e che ora viene gettato a vita nelle prigioni di Erdogan. Una pagina triste. Come non ricordare le dure parole usate un anno fa proprio dal premier Draghi contro Erdogan, quando questi umiliò la Presidente della Commissione europea lasciandola in piedi durante un incontro ufficiale: “Non condivido assolutamente le posizioni del presidente Erdogan e penso non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione Von der Leyen ha dovuto subire” aveva detto ai giornalisti. “La considerazione da fare è che con questi dittatori, chiamiamoli per quel che sono, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute, di opinioni e di visioni della società”. Ma da uomo di Governo, che guarda agli interessi italiani, anche in quella occasione Draghi sottolineò che “bisogna essere anche pronti a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Questo è importante, bisogna trovare un equilibrio giusto”. Speriamo che oggi questo ‘equilibrio giusto’ non sia pagato col sangue del popolo curdo.

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